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Anni Sessanta
 
Il percorso di una galleria è scandito dall'evolversi del gusto dei suoi frequentatori. Gli anni Sessanta furono anni di vero fervore per la pittura moderna e di conseguenza sia la Galleria che gli artisti godettero di un riscontro economico che lenì gli anni di dura sofferenza. Le mostre personali di Striccoli, Chiancone, Bresciani, Verdecchia, Girosi, Capaldo, Vittorio (che da pochi anni aveva ricominciato a dipingere spronato da P. Ricci) e Notte avvicinarono nuovi collezionisti. La politica della Mediterranea si è sempre basata sulla cura delle collezioni. Prima di ogni mostra veniva effettuata una scelta qualitativa delle opere, per cercare di offrire sempre il meglio della produzione di ogni artista. Molte gallerie aprirono i battenti negli anni del boom economico, tra queste vanno citate la S. Carlo di Formisano sotto i portici della Galleria Umberto, la Galleria Michelangelo di Cuocolo in Piazza Bernini, La Barcaccia della famiglia Carunchio in Via Vittoria Colonna e alla fine degli anni '60, Lo Zahire di Pisacane, Lo Spazio di Gerardo de Simone in Piazza Medaglie d'oro e il Centro di Renato Bacarelli in via de Mille.
Non c'erano scambi con le altre gallerie napoletane e la Mediterranea ebbe per un lungo periodo l'esclusiva con gli artisti. La Galleria continuò ad avere buoni rapporti con i critici, soprattutto con Barbieri, Girace e Schettini e occasionalmente anche con Menna, De Grada, Corbi e Munari. Chi certamente ebbe più influenza fu Paolo Ricci. Costanti furono i rapporti con la Promotrice di Belle Arti nella persona del Presidente, l'Avv. Luigi Autiello, incaricato negli anni Sessanta.
Nel marzo del 1960 quattro giovani esposero le loro tele informali: Armando De Stefano, Claudio Lezoche, Raffaele Lippi ed Elio Waschimps. Nello stesso anno la Galleria ospitò la prima personale di Rubens Capaldo (Parigi 1908 - Napoli 1998) e quella di Antonio Bresciani (Napoli, 1902 -1998).
Nel 1961 la Galleria accolse il «Premio KOH-I-NOOR per il disegno», voluto dalla società Koh-i-Noor Hardtmuth, l'antica Casa produttrice di strumenti da disegno, con la collaborazione della Galleria d'Arte Cairola di Milano. Il concorso, riservato agli artisti italiani, aveva lo scopo di divulgare l'antica arte del disegno, attraverso esposizioni che da Milano furono trasferite a Genova, Torino, Roma e Napoli. Esso nacque dalla consapevolezza dell'importanza del disegno nella vita di ogni artista. L'arte del disegno, sin dai tempi antichi materia d'insegnamento, era quasi scomparsa nel corso degli anni insieme ai più semplici strumenti come la matita, l'inchiostro e il pastello. Al concorso parteciparono 67 artisti da tutta Italia tra cui Giovanni Brancaccio, Alberto Chiancone, Carlo Striccoli.
 
 
1961: Premio Koh–i-Noor per il disegno, da sin.: Ammendola, Cairoli, Chiancone, Schettini,
Fabbricatore; dietro Bresciani e Adele Cilibrizzi
I fratelli Ammendola e Giovanni Brancaccio 1961:Premio Koh-i-Noor per il disegno:
a sin. in secondo piano Armando de Stefano.
 
 
Sempre nel 1961 venne allestita una personale di Verdecchia seguita da quella di Nicola Fabricatore (Napoli 1888- Roma 1962), un altro interessante artista nel panorama del Novecento. Nel 1962 la Galleria dedicò un'attenzione maggiore al primo Novecento con le retrospettive di Villani, Crisconio, Giarrizzo e Ricchizzi e le personali di Capaldo, Vittorio e Chiancone.
Nel marzo del 1963 venne proposta la mostra di Eugenio Viti (Napoli 1881- 1952) con "Terrazza", esposta all'Accademia di S. Luca in occasione del Premio Presidente della Repubblica del 1950, "Sul davanzale" e "Modella in blu". Nell'aprile del 1963 la Galleria realizzò la mostra «Pittori contemporanei» alla quale esposero: De Chirico, Sironi, De Pisis, Carrà, Campigli e altri. Sempre nel '63, in occasione del XVII Premio di pittura F. P. Michetti, la Mediterranea venne selezionata con i suoi artisti tra le nove più importanti gallerie per storia e tradizione. In questa occasione l'incontro di Ammendola con Claudio Alberico Bruni della Medusa di Roma avrebbe potuto costituire una svolta per la Galleria. Bruni trattava Burri, Fontana, Appel, ma la scomparsa del padre di Ammendola e varie vicissitudini lo allontanarono da quell'interesse, che era maturato dopo la visita alla mostra Bacon- Sutherland alla Galleria "Il Centro" di Renato Bacarelli. A metà degli anni Sessanta, sempre ad Ischia, Ammendola si legò ad Alberto della Ragione, noto collezionista di artisti del primo Novecento, d'origine sorrentina, ma trapiantato a Genova. Egli cercò di donare la sua raccolta a Sorrento, ma l'amministrazione non mostrò interesse e così, grazie all'amicizia con Raggianti, lasciò a Firenze la sua intera collezione che ora si può ammirare a Piazza della Signoria. Il lascito comprendeva circa duecento opere, di eccezionale valore artistico, di Morandi, Guttuso, Carrà, Sironi, Vedova, De Chirico, Campigli; fu l'ennesima occasione persa. «Già in quegli anni - afferma Ammendola - si parlava della creazione di una Galleria D'Arte Moderna a Napoli, (l'unica grande città a non averne una); la sede venne individuata in Palazzo Roccella, ma, nonostante le buone premesse ed il riconoscimento delle grandi doti dei nostri artisti a livello nazionale, è rimasto solo un progetto. Lo spazio a essa destinato ha trovato altro uso e consumo per l'arte "modaiola"».
La possibilità di una maggiore visibilità per gli artisti napoletani portò alla nascita di collaborazioni con gallerie del nord come era già avvenuto negli anni '50. Vennero organizzate delle mostre collettive presso la Galleria Narciso di Torino, la Galleria Spinetti di Firenze, la Giosi di Roma con un discreto successo di critica e di vendita, ma la difficoltà di aprire un mercato a Napoli dei loro artisti, sia per le quotazioni già alte sia per la diffidenza verso una pittura "avanzata", creò un ostacolo nel proseguimento della collaborazione.
 
 
Mostra artisti napoletani alla Galleria Giosi: da sinistra:
Nellino Ammendola, Sara ed Aldo Marra ed il pittore R. Capaldo
Galleria Narciso: Pittori napoletani contemporanei
 
 
Nel gennaio del 1969 Federico Rossano (Napoli 1835- 1912), altro protagonista di questa feconda stagione artistica napoletana, trovò posto alla Mediterranea in una retrospettiva con ventitré opere.
 
 
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