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da giovedì 27 ottobre 2016, ore 18:00

Unfinished, Architetture criminali

Mostra fotografica di Adelaide Di Nunzio

 
 

 

In compagnia della sua macchina fotografica, Adelaide Di Nunzio ha viaggiato in lungo e in largo per il Sud Italia. Il suo lavoro è il frutto di una lunga e attenta osservazione delle tracce e dei segni lasciati sul territorio dalle organizzazioni criminali, ma anche dell'incapacità di altri di progettare un ambiente urbano e rurale accogliente. Strutture confiscate ai clan, piccole e grandi opere incompiute, ville e palazzi che eccedono e sfidano il territorio circostante. Nei suoi scatti, mostri ed eco-mostri sono osservati come grandi monumenti e decori della nostra storia. Ma disastri ed eccessi edilizi e urbanistici non sono una peculiarità delle regioni meridionali. L'intero paese è disseminato di opere interrotte. Perché il Sud, allora? Il Sud è il luogo in cui immagini di questo tipo sono state erette a simboli, a ferite indelebili che inevitabilmente chiamano in causa l'immaginario sulla criminalità organizzata, il suo peso che grava su città, paesi, coste e campagne. Un Sud che si definisce sempre in relazione al suo opposto: un luogo nel quale si realizzano mondi sociali e culturali che nell'immaginario collettivo sono elaborati, più o meno esplicitamente, in negativo rispetto al concetto opposto di Nord. Ma non è l'Autrice a cedere, con le sue fotografie, alla tentazione di veicolare stereotipi e cliché sul Sud. I suoi scatti hanno semmai il merito di aprire lo sguardo al ruolo giocato dai simboli e dalle rappresentazioni, assumendosi il compito di rendere visibile ciò che quotidianamente l'occhio dello spettatore non vede più. Di fronte all'esorbitanza degli stili e alle brutture del paesaggio, l'occhio finisce per abituarsi. Assuefazione, ma anche salvaguardia di un orizzonte visivo che ha acquisito diritto di cittadinanza nell'immaginario di chi guarda, che è ormai percepito come familiare e accettato come plausibile. Nel potente bianco e nero del reportage, ville, palazzi, interni lussuosi e grandi giardini kitsch divengono immagini forti. Il loro compito è quello di ricordarci che gli autori ultimi dello scempio sono gli stessi ideatori delle costruzioni ritratte, con i loro immaginari di ricchezza, le loro smanie di dominio, l'incapacità di concepire il territorio in un'ottica comunitaria.
Il reportage dedicato al gusto e agli stili della criminalità organizzata è stato pubblicato per la prima volta nella primavera del 2016 dalla rivista online “il lavoro culturale”, tra i lavori fotografici raccolti all'interno della sezione 400/ISO e del focus “Criminalità immaginate”, che si propone come uno spazio di riflessione sul potere mafioso e sul ruolo svolto dalla dimensione immaginaria nella costruzione sociale di un fenomeno che si definisce all’incrocio tra interpretazione scientifica, rappresentazione pubblica e costruzione giuridica.
Come ci ricorda l'Autrice nel testo che correda quel reportage, si tratta di un vero e proprio gusto estetico. Un gusto ben noto a chiunque abbia percorso le strade delle cittadine e delle periferie meridionali e che Di Nunzio definisce Sacro-kitsch. Si tratta di una realtà che ha assunto nel tempo connotati precisi: “il gusto diviene uno stile che esprime un immaginario che influenza tutto il mondo di chi ne fa parte, dall’architettura all’arredamento, dalla moda al food”.
Consapevole del potere delle immagini e attenta ai meccanismi di auto-rappresentazione del potere criminale, Di Nunzio ci mostra le rovine del presente, liberandole dal conformismo con cui finora le abbiamo osservate.

Antonio Vesco
Antropologo, Università di Torino

 
 
 
 

da mercoledi 2 marzo 2016, ore 18:00

A Sud del '900

 
 
 
 
 

da venerdi 18 dicembre 2015, ore 18:00

I TIZZANO

Giovanni, Francesco, Renato.

 
 
 
 
 

I TIZZANO


Con questa mostra si celebra la tanto sospirata musealizzazione delle opere del grande scultore napoletano Giovanni Tizzano, non solo delle sue sculture ma anche delle opere dei figli del maestro Renato e Francesco, che figurano degnamente nei nuovi spazi del Maschio Angioino dedicati al nostro troppo trascurato ‘900 .
In realtà l’evento sottolinea un altro aspetto non meno importante e di grande valore storico e culturale, il sodalizio tra i Tizzano e la galleria Mediterranea, galleria che si identifica nella figura di Nello Ammendola, amico degli artisti, promotore straordinario di eventi che si sono susseguiti fin dal 1954, data della sua apertura. L’amicizia, la stima e la grande umanità tra Nellino e Giovanni Tizzano, diedero vita a numerose personali dello scultore che si accompagnarono spesso della presenza di dipinti di Renato e Francesco.
Se di Giovanni si è scritto e dibattuto, molto meno e quasi niente si è fatto per Renato e Francesco, figure tutte da scoprire; essi furono presenti a numerose mostre nazionali, partecipando a Biennali e Quadriennali, furono di sostegno e d’aiuto per il padre scultore; spesso Francesco lo aiutava nell’arte del cesello, ma come Giovanni furono schivi e lontani dal mondo del mercato e della mondanità, così nel tempo i due artisti come tanti autori napoletani del Novecento sono stati dimenticati.
Giovanni Tizzano, (1889-1975): saranno presenti in mostra una selezione di gessi, cere e bronzi, dove attraverso la diversità dei materiali si sottolineeranno le caratteristiche poetiche ed espressive che caratterizzano la sua scultura. Le cere con la loro morbidezza memore dell’opera di Medardo Rosso, la potenza plastica dei gessi e la raffinata magia “ercolanense” che contraddistingue i bronzi del grande maestro.
Francesco Tizzano, (1923-2012): ci sorprende per la sua instancabile dedizione al lavoro, quasi una sorta di esercizio quotidiano, un esercizio per lo spirito, numerosissimi gli autoritratti, opere straordinarie di forte introspezione psicologica dove l’influenza di Crisconio è molto palese, tra l’altro Luigi Crisconio fu grande amico di famiglia, stimatissimo da Giovanni. Nell’ opera di Francesco, oltre ad un fare costruttivo e plastico di derivazione cezanniana, si denota una forte inclinazione espressionista sia nei paesaggi che nelle nature morte, le quali spesse volte omaggiano l’opera paterna, con la presenza di teste e frammenti, presenze che fin dall’ infanzia lo avevano accompagnato e formato.
Renato Tizzano, (1917 -2001): la figura di Renato ci appare molto più silenziosa e lirica; alla pennellata violenta e materica di Francesco si contrappone la pennellata leggera e stenografica di Renato, che oltre a richiamare l’opera di De Pisis, il suo incantato lirismo si nutre delle luci del chiarismo lombardo, memore di un Del Bon. Anche Renato si dedicava quasi quotidianamente all’ esercizio della pittura, lasciandoci pagine di un profondo intimismo fermato con leggeri e sapienti tocchi su piccole tavolette, testimonianza della malinconica poetica dell’autore. Una mostra importante per il suo portato storico e umano, dove ancora una volta la memorabile galleria napoletana ci restituisce e ci fa riflettere, sottolineando l’alta qualità, l’importanza del nostro Novecento.


Paolo La Motta

 

 
 

Francesco Cabras

11 novembre 2015 ore 18:30

 

Biografia formato PDF
 
 
 
 

L’osservatore, davanti alle opere fotografiche di Cabras, deve tenere conto di questo paradosso: l’artista inizia a lavorare con la macchina fotografica come fotografo di viaggi e reporter, oltre che come giornalista e regista, poi continua su questa e altre strade, eppure lui non ha nel profondo delle sue pulsioni a fare arte (la fotografia), questa volontà strumentalmente vincolata, bensì ha la volontà propria dell’artista che realizza opere sempre uniche, anche se seriali. Questa è la sua ispirazione poetica.
Infatti Cabras non vuole “raccontare”, non vuole “descrivere”; il suo portfolio non dà né cronaca né storia, appunto non contiene una narrazione. Inoltre, sebbene quando opera cerchi di divenire “invisibile”, proprio per non determinare la scena con la sua presenza – ricordiamo l’insegnamento di Albert Einstein secondo cui, in una misurazione fisica, interviene l’influenza dell’osservatore –, poi nel prodotto finito non c’è solo, né tanto, l’oggettività del soggetto ripreso bensì la soggettività dell’artista stesso. Ed è per questo che, al di là della sentenza di Roland Barthes per il quale la fotografia è una rappresentazione di morte, infatti  “ciò che è stato non è qui; è qui ciò che non è più”, Cabras invece rende “vivi”, non solo, e pour cause!, le persone ritratte ma anche le cose inerti, come i personaggi stampati sui manifesti e poi strappati, e perfino gli “scarti” (scraps), oppure fa apparire tutta la tenerezza e l’affettività serena che sprigionano gli incontri di bondage e sadomasochismo (BDSM tecniche di consolazione).
Cabras appartiene a quella schiera di artisti cui si applica il concetto del filosofo francese Gilles Deleuze che parla di “ripetizione differente”, come per esempio Giorgio Morandi che ha fatto sempre “bottiglie” o Enrico Castellani che ha realizzato continuamente tele bianche con piccole estroflessioni provocate dai chiodi: opere apparentemente uguali ma invece tutte diverse. Così il Nostro che, ovunque si trovi, sia in Asia che in Africa, in riunioni sadomaso o di fronte a muri con manifesti strappati, realizza numerose immagini del soggetto prescelto, ma in realtà esegue ogni singolo scatto come unico, come opera in sé definita ed autosufficiente.
Allora anche l’aspetto sociale, etnografico, antropologico che sempre è presente nelle sue opere, appare, per così dire, secondario, perché occorre cogliere tutta la complessa liricità che ogni sua immagine contiene e comunica: negli sguardi profondi della bambina o dell’uomo d’Africa, prima o, meglio, al di qua del dramma individuale c’è tutta l’umanità che quegli occhi ci indicano ed è per questo che ancor prima della riflessione (storica, sociale o politica) scatta nello spettatore una forte emotività che poi è quella che l’arte, quando è tale, deve provocare ed è proprio per questo che essa è sempre “umanistica”.  

Giorgio Bonomi

 
 
 


 
 
 
 
 

Immagini per raccontare vite lontane dal nostro vissuto quotidiano, che meritano riconoscimento e dignità. Una cronaca di esperienze i cui protagonisti sono i giovanissimi lavoratori dell’America Latina e dell’Africa Subsahariana. Mediterranea di Saverio Ammendola, dal 7 febbraio ospita la mostra fotografica di Marco De Gaetano, “Working in dignity”, a cura di Federica Barile.
Un racconto di esistenze espresso mediante scatti insoliti, rivolti a realtà note generalmente per dinamiche più vicine all’ affanno del dolore che all’apprezzamento di tradizioni culturali; immagini che rappresentano adolescenti e bambini in grado di dare un valore concreto all’idea di lavoro, pur mantenendo inalterato il proprio spirito fanciullesco. Marco De Gaetano, attraverso la sua attività, ci fa scoprire quanto questi piccoli uomini vogliano esprimersi attraverso la loro quotidianità, fatta di lavoro, studio e gioco. Il fenomeno dei bambini lavoratori, ormai molto diffuso in Africa e America Latina , tocca sensibilità diverse: per questo motivo le organizzazioni non governative, con cui De Gaetano ha collaborato durante i suoi viaggi, si impegnano a far convivere istruzione e tutela lavorativa, con sviluppo rurale e sicurezza alimentare.
I viaggi in Perù, Colombia, Bolivia, Cuba, Sud Sudan, per citarne alcuni, gli hanno permesso di operare in situazioni estreme, in cui l’apporto di sostentamento è notevole e migliora le condizioni di vita delle popolazioni locali. Gli enti con cui il fotografo opera mirano alla salvaguardia dei diritti di questi lavoratori, non chiudendo gli occhi davanti ad un fenomeno esteso, piuttosto volendo mantenere inalterato il desiderio di questi soggetti di affermarsi come individui, tutelando la loro crescita educativa e sociale.
Marco De Gaetano, con i suoi viaggi e il suo lavoro, mostra con infinita delicatezza questa realtà affascinante, permettendo di sviluppare concetti di opportunità, possibilità e riflessione.

Federica Barile

Vernissage sabato 7 febbraio 2015, ore 18,30

 
 
 
   




 
 

Mercoledì 10 dicembre, alle ore 19, sarà inaugurata presso la Galleria Mediterranea di Saverio Ammendola la personale fotografica di Viviana Rasulo, dal titolo “Ai confini del mondo”, a cura di Marco Monteriso.
La mostra fotografica nasce dopo due viaggi ai confini del mondo (il primo in Mongolia e il secondo in Canada, entrambi recentemente intrapresi dalla fotografa) come riflessione sul fenomeno di nomadismo umano, quello dei popoli della Mongolia, e animale, quello degli orsi polari.  In entrambi i casi, il nomadismo dell'uomo e dell'orso è funzionale per la loro sopravvivenza ed è legato a condizioni climatiche ed ambientali molto sfavorevoli, tanto da mettere a rischio la stessa specie.
Lo scopo che Viviana Rasulo si prefigge attraverso questo progetto è la rivalutazione delle diversità culturali ed ambientali, ponendo luce su realtà che integrano in loro stesse una capacità di sopravvivenza scevra da contaminazioni e tecnologie e in cui esistono ecosistemi ancora integri da salvaguardare. 
La mostra sarà aperta al pubblico dal 10 dicembre 2014 all’8 gennaio 2015.

Viviana Rasulo è una pediatra partenopea appassionata di fotografia.  Ha esposto per la prima volta nel 2011 presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore alla PietraSanta organizzando un'installazione multimediale articolata con mostra fotografica, musica Africana, teatro sui quattro elementi, installazione che è stata successivamente ospitata anche dalla libreria Eva Luna (P.zza Bellini), dalla Galleria Akneos di Napoli, dal Cinema America e dal Museo del Lupo nel Parco Nazionale d'Abruzzo. Successivamente, con la direzione del fotografo AFIP Marco Monteriso, ha focalizzato il proprio interesse sui ritratti e sulle foto da studio, dando vita ad un lavoro che ha portato la fotografa alla realizzazione di Photoproject 365. Questo progetto raccoglie le fotografie scattate, una al giorno, nei 365 giorni di un anno, ad un bambino da lei visitato. La mostra è stata esposta al Giardino dell'orco, sul Lago D'averno, in collaborazione con l'ospedale Santo Bono di Napoli per una raccolta fondi. Al momento Viviana Rasulo dirige il proprio campo d’interesse alla fotografia di reportage e documentaristica, grazie all’incontro con Luca Bracale, fotografo che collabora, fra l’altro, con National Geographic, e che l’ha guidata e supportata anche durante i viaggi in Mongolia e nel mar Artico durante i quali sono state scattate le fotografie esposte in questa occasione.

Viviana Rasulo - “Ai confini del mondo”
a cura di Marco Monteriso (AFIP)
Vernissage mercoledì 10 dicembre, ore 19. Mostra aperta al pubblico dal 10 dicembre 2014 all’8 gennaio 2015
Orari mostra: 11 - 19.30 chiusi domenica

Info e contatti: lamediterraneaarte@virgilio.it ; rasulo.viviana@gmail.com
Promozione: Chiara Reale

 
 
 
   



sito web personale
 
 

Alessandro Graziani torna finalmente a Napoli con una nuova personale alla Mediterranea, con lavori nuovi e inediti. Dopo la mostra monografica tenutasi presso il Castel dell'Ovo nel settembre del 2008, ha portato la sua arte in tutto il mondo con altre importanti esposizioni dedite ai suoi lavori: da San Paolo del Brasile, all'esposizione presso l'Istituto di Cultura Italiana a Madrid in Spagna, passando per la Biennale di Malindi. Le opere in mostra continuano il percorso artistico di Graziani sempre giocato sul filo dell'ironia, della provocazione, del gioco di contrasti tra sapore classico e innovazione digitale. L’artista oramai definito dalla critica il pittore digitale, ha una sensibilità particolare per tutto quello che è antico, dal sapore archeologico. Nelle sue opere imprevedibili e sorprendenti i reperti sono mezzi riscoperti attraverso l’attualità della comunicazione della grafica computerizzata.
Nella mostra personale “Psychotic Experiences”, che si terrà dal 15 ottobre 2014, data dell’inaugurazione, al 17 novembre, presso la Mediterranea di Saverio Ammendola, curata da Franco Riccardo, Graziani interpreta anche il suo rapporto con Eugenio Viti, artista tra i più noti e significativi del Novecento napoletano, di cui è nipote. In contemporanea la galleria propone, nella sala inferiore, alcune opere del maestro Viti. L’eclettismo dei due protagonisti sarà il cuore pulsante della rassegna, in un connubio di forme, colori e figure, di incredibile valore artistico; omaggio all'arte del nonno, cristallizzato nell'emblematica opera “Le porte della saggezza”.

 
 
 
 
 
 

Il tema della mostra.

Non è solo tipico degli schizofrenici avere percezioni alterate della realtà, né esse possono essere indotte solo da sostanze stupefacenti. Tutti noi ne siamo soggetti. Talvolta sogniamo “ad occhi aperti” accadimenti e ambienti o cose che nulla hanno a che fare con la realtà circostanziale. Altre percezioni alterate ci giungono dall’inconscio nello stato di dormiveglia. Per non parlare poi dei sogni. Alessandro Graziani gioca su questo tema sottolineando con la sua solita ironia visionaria le contraddizioni della nostra società, con particolare riferimento a quella occidentale, nella quale la percezione è fortemente filtrata, orientata e distorta dalla comunicazione. Le persone comuni, quindi, leggono il mondo in maniera deformata, non reale. Non a caso parliamo di “società schizofrenica”. L’opera Psychotic Experiences vuole essere una rappresentazione di questa “realtà deformata”.

La mostra è patrocinata dall’Università L’Orientale di Napoli.

Dal 22 Novembre 2014, la mostra sarà visitabile presso la Galleria AR project di Giugliano di Napoli, piazza Gramsci 18.

 
 
 
 

da mercoledì 11 giugno 2014, ore 18:00

Rosalia Tortorelli

Mostra personale
   
 
 
 
 
 
 
 

Rosalia Tortorelli presenta la sua prima personale Volumi e Tracce, alla galleria Mediterranea, di Saverio Ammendola, che da sempre ospita le sue opere. In esposizione la sua ultima produzione, in una mostra in cui il pathos è in grado di accattivare l’osservatore e trascinarlo in un turbinio di sensazione e sentimenti.
Uno sguardo sull’uomo e sulla sua complessità. Un tocco lineare, una resa pittorica pulita, una ricerca volta alla presentazione di volumi. L’opera della Tortorelli ben si inserisce in suddette manifestazioni espressive, volte a mostrare al fruitore il suo percorso stilistico, che nel tempo ha avuto modo di crescere e manifestarsi attraverso le innovazioni della sua cifra pittorica.
Rosalia Tortorelli è un’artista partenopea che ha partecipato ad innumerevoli esposizioni italiane, mostrando appieno il suo excursus stilistico. Nella sua formazione va menzionata la sua esperienza presso l’Associazione artistica Ugo Matania: Libero centro di arti visive, diretta da Tullia Matania.
Inizialmente il suo approccio è volto ad una rappresentazione figurativa caratterizzata da colori tenui, successivamente palesa un’attrazione votata alla ricerca dei volumi, che diventa sempre più evidente nelle sue ultime raffigurazioni. L’arrivo ad una ricerca introspettiva, comunicata attraverso i suoi ultimi lavori, porta lo spettatore dinnanzi ad opere in cui il punto di vista è posto dall’alto e lo sguardo accarezza forme e volumi immersi in uno spazio chiuso. I soggetti sono scevri di particolarismi e l’attenzione è posta in particolar modo sulla componente emotiva delle sue opere.

Federica Barile

Rosalia Tortorelli, Volumi e Tracce a cura di Federica Barile e Manuela Esposito
Vernissage mercoledì 11 giugno 2014, ore 18.00

 
 

da mercoledì 14 maggio 2014, ore 18:00

   
 
 
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  A distanza di quattro anni Paolo La Motta ritorna con una sua mostra personale alla Mediterranea di Saverio Ammendola, che da sempre si occupa dell'arte visiva nei suoi molteplici linguaggi. Perchè "Lo spazio vivo" ? Lo spazio vivo o vivere lo spazio? Lo spazio è vissuto, è misurato dalle figure che lo abitano, dai corpi che lo scandiscono, dando la misura di un'illusoria profondità. Nessuna forzatura esistenziale, se essa si rivela, non è altro che una conseguenza, mai un principio. Duplice dilemma: figura o spazio. Qual'è la conseguenza dell'altro? Non vi è risposta se non nel linguaggio della pittura.  
 
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da venerdi 11 aprile 2014, ore 18:00

Gennaro Villani

I Mostra retrospettiva
   
 
 
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Gennaro Villani: la maestria del colore.

La sensibilità del tocco, il gioco iridescente della luce, la pennellata decisa caratterizzano l’opera di Gennaro Villani, artista napoletano, che ha contraddistinto il primo Novecento partenopeo.
Pittore eterogeneo, dalla spiccata sensibilità emotiva, manifesta nella sua arte il desiderio di sperimentazione. Pur avendo studiato con maestri dell’arte “del vero”, fa sua una concezione artistica personale, basata sullo studio della luce e l’alternarsi delle cromie, care alla pittura seicentesca più che ai cliché impressionistici che ad ogni costo gli sono stati attribuiti. I giochi di luce e colore sono peculiarità indiscussa del grande maestro.
La sua spiccata curiosità, lo porta, per qualche anno, a Parigi; nella capitale francese, pullulante di fermenti creativi, approfondisce i suoi studi sulle luce. Negli anni francesi dà vita ad un’ampia produzione che lo vede spaziare tra olio e pastelli, mantenendo medesimi livelli dell’interpretazione pittorica. L’alternarsi del mezzo espressivo, lo accompagna per tutta la sua esistenza, anche di ritorno a Napoli, città che non abbandonerà più, finendo lì i suoi giorni.
La molteplicità dei soggetti che rappresenta ha sempre affascinato i suoi fruitori, in grado di immedesimarsi in scene di vita quotidiana, così come di perdersi dinnanzi ad uno spettacolare paesaggio, o abbandonarsi nell’intensità dei ritratti. La sua abilità lo vede protagonista di innumerevoli mostre, personali e collettive, diventando fiore all’occhiello di gallerie d’arte di grande prestigio.
La Mediterranea, che da sempre ha seguito il suo percorso, continua a voler mettere in luce il suo operato, raccontando ancora una volta l’arte del grande maestro attraverso un’esposizione nella quale compaiono numerose opere inedite, scelte con la collaborazione dell’amata figlia dell’artista, Ena.
La famiglia ha ricoperto un ruolo importante nella vita di Villani ed anche oggi, il solido rapporto, si manifesta attraverso questo omaggio, così sentito e denso di entusiasmo, che mira a far rivivere il genio creativo di un maestro dedito all’arte, in grado di trasmettere la poetica di cui sono intrise le sue creazioni.

Federica Barile

A cura di Federica Barile con la collaborazione di Ena Villani
Info: fe.barile@libero.it

 
 
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da mercoledì 12 marzo 2014, ore 18:00

"Ultrapoverissimi a colori"

Mostra personale di Riccardo Dalisi
   
 
 
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Dopo la ristrutturazione dello scorso settembre, la galleria Mediterranea di Napoli inaugura un nuovo corso nella sua storia sessantennale.
Galleria storica dell’arte del Novecento napoletano, la Mediterranea Arte apre adesso i propri spazi di Via Carlo De Cesare 60 anche all’arte contemporanea e lo fa celebrando un artista che ha iniziato ad operare nello scorso secolo, ma che rappresenta a pieno l’innovazione della contemporaneità: Riccardo Dalisi.
Dalisi - architetto, designer, scultore - è oramai artista storico, riconosciuto ed apprezzato a livello internazionale per la sua poetica delicata e fiabesca.
Saranno in esposizione lavori eterogenei del Maestro.
Tre grandi installazioni, oltre quaranta sculture di piccole e medie dimensioni, lavori pittorici su carta – allestiti sulle pareti della galleria -, ed, infine, i suggestivi lavori in latta dell’ultimissima produzione di Riccardo Dalisi, da lui stesso denominati “ultrapoverissimi a colori”, che, con la loro plasticità ed i loro colori squillanti, trasmettono tutta la gioia di questo giovane artista di oltre ottanta anni.
La mostra, oltre ad inaugurare felicemente l’apertura della Mediterranea al contemporaneo, prosegue idealmente il progetto “Approdo” della giovane associazione culturale “A/R Project” di Giugliano, ideato da Saverio Ammendola - patron della galleria - e Franco Riccardo con il Matronato della Fondazione Donnaregina per l’arte Contemporanea.
Grazie all’Approdo, Riccardo Dalisi ha dimostrato, ancora una volta, la sua generosità, regalando alla cittadinanza della Terra dei Fuochi la sua immensa arte, anche con performance in spazi pubblici.

 
 
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da mercoledì 12 febbraio 2014, ore 18:00

"Lo scavo del segno"

Mostra personale di Achille Cevoli
   
 
 
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corri corri x maternità
 
 

 

Una continua e costante indagine accompagna l’opera di Achille Cevoli, il cui poliedrico linguaggio espressivo è costantemente in divenire.
Dopo averci affascinato con opere di diversa matrice, presenta la sua ultima produzione presso la Mediterranea, già teatro delle sue ricerche artistiche.
Il suo percorso inizia da lontano, con studi canonici che lo portano ad apprezzare le arti del passato, ma tenendo vivo un interesse nei confronti delle innovazioni tecnologiche, in grado di fornirgli spunti per la realizzazione del suo linguaggio, figlio del connubio tra antico e moderno. Le sue opere, in cui l’uso del “segno” è tangibile ed onnipresente, riescono a scandagliare diversi ambiti stilistici, motivo per cui il confronto con generi diversi diventa inevitabile. Il nutrito ciclo di performances, a cui fanno seguito cicli fotografici, mostra tutte le possibilità adoperate da Cevoli, che raggiunge il culmine nella realizzazione di opere in cui sovrapposizioni di immagini, corredate da parti mosaicate, creano un innesto fortemente coinvolgente.
Le tematiche che tocca riescono sempre a coinvolgere il fruitore, essendo egli stesso un attento osservatore della realtà, in grado di scrutare il degrado cittadino, così come il lavoro operaio, ma ponendo un sguardo attento anche a dinamiche meno concrete, basate sull’interiorizzazione delle sue percezioni.
Tirando le somme di queste esperienze, tecniche e percettive, Achille Cevoli approda ad un altro mezzo espressivo: l’incisione. In questo modo il perenne e complesso rapporto con il “segno” trova una propria tangibilità, utilizzando una linea fluida e morbida, in grado di rivelare la sua creatività, non ponendosi freni di sorta, ma volendo dar vita ad un’opera esclusiva. Non a caso si tratta di esemplari unici, il cui formato quadrato è una peculiarità; lo stesso artista considera questo ciclo come se fosse finalizzato alla composizione di un unicum. Come se fossero le tessere di un mosaico, volte alla realizzazione di un’opera finale di vaste proporzioni.
In questo modo, ancora una volta, la sua voglia di sperimentare lo porta alla realizzazione di opere di forte impatto emotivo, in grado di suscitare interesse negli occhi degli osservatori.

Federica Barile

 
 
 
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dal 22 gennaio al 12 febbraio 2014

inaugurazione mercoledì 22 gennaio 2014, ore 18:00

"Icona, Arte e Fede"

         
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E’ già da una ventina d’anni che la Galleria Mediterranea propone mostre sull’iconografia russa: dal 22 gennaio al 12 febbraio 2014, saranno presentate per l’evento dal titolo “Icona, Arte e Fede” circa 50 tavole che vanno dal XVII al XIX secolo.

L’icona è un vero patrimonio di arte e fede. Storicamente le prime icone bizantine fecero la loro comparsa in Russia, a Kiev, con un significato religioso profondo che trae origine dalla sacralità greco-ortodossa dell’antico popolo russo che le rende una sorta di “preghiere viventi”, rappresentazioni di un mondo invisibile abitato dalle potenze celesti. Oltre allevarie raffigurazioni della Madonnacome quelladel Kazan, del Roveto Ardente, della Gioia di tutti gli afflitti, saranno esposte importanti tavole del Vecchio e Nuovo Testamento, alcune delle quali di rara tipologia come quelle delle Dodici Feste, la Dormizione di Maria, San Giorgio (che perde la sua invincibilità trasformandosi in cavaliere ed in un centauro) e il Drago (simbolo della natura che non viene sconfitto, ma che si attorciglia al cavaliere)San Nicola (che è lo stesso venerato a Bari il cui culto giunse dall’antica Russia, protettore dei re, dei servi, dei naviganti, vergini e vedove).
Intitolata “Icona, Arte e Fede”, la mostra, curata da Saverio Ammendola, organizzata in collaborazione con Unione Europea Esperti d’Arte, intende divulgare la conoscenza dell’antica arte russa per poter fornire agli appassionati di questa nobile espressione artistica informazioni sui valori storico-culturali e sulle sue origini.

Il valore artistico delle icone, inizialmente espressione del messaggio cristiano affermato dal Vangelo attraverso le parole intorno al V secolo (occasione offerta dalla presenza nella tradizione cristiana di prototipi considerati autentici e miracolosi ritratti dei principali protagonisti del Cristianesimo come Gesù e sua madre Maria), nasce da una importante mostra tenutasi a Mosca nei primi del 900 frutto di un decennio di lavoro e di ricerca da parte di alcuni studiosi, che pochi conoscevano soprattutto nel mondo occidentale.
Persino Matisse, che visitò Mosca nel 1911, ne rimase colpito dalla bellezza e dalla colorazione. Tale studio poté da allora identificare scuole, stili e tecniche, compresa l’arte orafa di cui alcune tavole si pregiano per le loro coperture in argento o metallo impreziosite talora da smalti e pietre preziose. In Russia, l’icona assume un significato molto particolare e di grande importanza. L’icona non è un simbolo, ma esprime mediante un codice simbolico un messaggio di salvezza. E’ la rappresentazione grafica del messaggio delle Sacre Scritture. Un passaggio verso la divinità. Il simbolismo e la tradizione non coinvolgevano solo l’aspetto pittorico, ma anche quello relativo alla preparazione e al materiale utilizzato, oltre alla disposizione e al luogo entro il quale l’opera andava collocata.

Ufficio Stampa: Annalisa Tirrito, cell. 335.5289607, email: annalisa.tirrito@tin.it

 
 
 
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da venerdì 7 giugno 2013, ore 18:00

Mostra personale di Lucia Gangheri

"L'arte aggiunta alla natura"
testo critico a cura di Stefano Taccone in PDF

 
 
cuba manifesto

da mercoledì 5 dicembre 2012, ore 18:00

La grafica Cubana nei manifesti cinematografici

In collaborazione con:
Unione Europea Esperti d'Arte
Accademia Nazionale d'Arte Antica e Moderna

La mostra resterà aperta fino al 5 gennaio 2013


A distanza di cinquantacinque anni Mediterranea ripropone una mostra sul manifesto cinematografico. Nel 1957 la «Mostra del Manifesto Cinematografico Polacco», con opere di J. Lenica (I bimbi di Hiroshima e Rio Escondit), di J.Mroszczak, W. Swierzy, J. Milodozeniec ed altri; segnò il primo esempio a Napoli di una manifestazione della cartellonistica in una galleria d'arte. Quella del '57 fu fortemente voluta da Nello Ammendola e Paolo Ricci e questa è un omaggio alla loro figura e al loro operato.

Continua...

 
 
Doina Botez, dipinto da giovedì 11 ottobre 2012, ore 18:00


Mostra personale di Doina Botez

Alchimie dell'anima: il mito e le sue metamorfosi

con il Patrocinio di:
Consolato onorario di Romania in Napoli
Zonta International Club Parioli III
Unione Europea Esperti d'Arte


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Memoria dell'acqua, dittico (basso), cm 100 x 60 - 2009  
 
 
da mercoledì 19 settembre 2012, ore 18:00
 
Invito mostra Normoid
 
 
da venerdì 15 giugno 2012, ore 18:00
 
 
Torna Contraddizione Continua: Il Futuro del Classico
Seconda edizione del concorso internazionale di Arte Contemporanea

L’associazione culturale La Camera delle Immagini è pronta ad inaugurare la seconda edizione della mostra-concorso CONTRADDIZIONE CONTINUA. Anche quest’anno viene mantenuta la formula della doppia esposizione a Salerno e Napoli. La mostra con le 11 opere in gara aprirà le porte dal 27 al 29 aprile, presso le sale del Complesso di Santa Sofia a Salerno. La seconda esposizione si terrà invece a Napoli alla galleria “La Mediterranea Arte” diretta da Saverio Ammendola dal 15 giugno al 10 luglio. A conclusione delle due mostre verrà decretato il vincitore della manifestazione. Lo scopo dell’iniziativa è promuovere una riflessione sulle nuove forme espressive contribuendo anche a fornire occasioni per una maggiore visibilità degli artisti emergenti.

Premi:
In questi due appuntamenti sarà possibile votare l’opera preferita per assegnare il premio del pubblico.
L’autore dell’opera più apprezzata dalla giuria tecnica e dal pubblico verrà premiata con 300 euro e la possibilità di organizzare un’esposizione personale presso La Mediterranea Arte.

Tema e concorrenti:
Il tema di quest’anno, “Il futuro del classico” si è rivelato ostico per molti partecipanti. Chiedeva di esprimersi in uno stile che potesse diventare un nuovo canone definibile come classico nell’arte. Fra un totale di 24 iscritti, i selezionatori hanno ammesso alla fase finale 11 opere fra le quali verrà decretato il vincitore. Rispetto alla scorsa edizione sono aumentati i concorrenti dall’estero, con due opere provenienti dalla Polonia e due dalla Spagna. Vengono invece sia da nord che da sud gli artisti italiani ammessi alla competizione.

Orari e appuntamenti:
L’apertura al pubblico è prevista dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 22.00, da venerdì 27 a domenica 29 aprile presso il complesso di Santa Sofia in piazza Alfano I a Salerno. La seconda esposizione si terrà dal 11 giugno al 10 luglio alla galleria La Mediterranea Arte nei pressi di piazza Trieste e Trento a Napoli.
La serata inaugurale di venerdì a Salerno sarà animata da una performance di body painting a cura dell’artista Bianca Gerundo.

Patrocini:
La manifestazione si svolge col patrocinio del Comune di Salerno, del Forum universale delle culture Napoli 2013 e dell'Unione Europea Esperti D’Arte.

Gli organizzatori:
L’Associazione Culturale “La camera delle immagini” nasce nel 2005 come collettivo di studenti dell’Università di Salerno uniti dall’interesse per il cinema, la fotografia, il teatro, le arti figurative e le diverse forme di linguaggio audiovisivo. All’attivo dell’associazione ci sono mostre fotografiche, laboratori universitari, seminari, cineforum e due edizioni del concorso Contraddizione Continua.

 

Info


349 1383829
lacameradelleimmagini@gmail.com
contraddizionecontinua@gmail.com
www.contraddizionecontinua.it

 
 
Mediterranea associazione culturale, Via Carlo de Cesare 60, 80132 Napoli
tel: 081403310            aperti al pubblico: lun-sab 11:00/13:30 - 17:00/20:00
 
 
 
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