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Storia di una galleria |
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a cura di Elena Vuolo |
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«A due passi da via Roma – ha scritto Aldo Lucchetti - in via Carlo De Cesare – una rapida ma indicativa rassegna dell'Ottocento ha inaugurato l'attività di una nuova Galleria. L'ambiente è signorile e sobriamente elegante; l'organizzazione della prima mostra è l'iniziale passo degli organizzatori – i fratelli Nello e Antonio Ammendola – compiutosi alla luce ideale di un lungo cammino… futuro […] Il programma della Mediterranea è quello di presentare ogni autentica manifestazione d'arte, da quella consolidata e ormai illustre del passato a quella del nostro tempo. La giovane Mediterranea ha perciò varcato con successo la soglia inaugurale. Nuove soddisfazioni le arrideranno se percorrerà con paziente ed appassionata fedeltà il sentiero che si è prefissata». L'Ottocento inaugura la Galleria Mediterranea, tratto da «Il Mattino», Napoli 1954.
La Mediterranea è una delle dieci più antiche gallerie italiane ed è l'unica rimasta attiva per oltre cinquant'anni a Napoli. Nello Ammendola cominciò la sua esperienza come collezionista nel 1946, subito dopo la guerra, grazie all'amicizia con Raffaello Causa, compagno di scuola del ginnasio d'Ottaviano, Tito Diodati e Alfredo Schettini, assidui frequentatori del teatro Politeama che Ammendola diresse per sette anni, scritturando grandi compagnie attive in Italia e realizzando spettacoli con Totò, Macario, Dapporto e tanti altri. Spesso per contattare gli impresari e le compagnie teatrali si recava a Roma e a Milano dove, sul retro di un bar in via Annunciata, scoprì la Galleria di Bruno Grossetti che già realizzava esposizioni di De Chirico, Picasso, De Pisis, Modigliani, Boccioni e Sironi, artisti allora giovani destinati a diventare i maestri delle avanguardie artistiche del nostro secolo. La Galleria Annunciata, trasferita nel 1954 in via Manzoni, fu molto frequentata da Ammendola per diversi anni. Per compiere i primi passi nel campo dell'arte egli si servì di un salone del teatro Politeama che non poteva essere più adoperato come fumoir. |
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L'ingresso della Mediterranea negli anni '50 |
Due immagini di mostre al fumoir del teatro Politeama |
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Spesso per contattare gli impresari e le compagnie teatrali si recava a Roma e a Milano dove, sul retro di un bar in via Annunciata, scoprì la Galleria di Bruno Grossetti che già realizzava esposizioni di De Chirico, Picasso, De Pisis, Modigliani, Boccioni e Sironi, artisti allora giovani destinati a diventare i maestri delle avanguardie artistiche del nostro secolo. La Galleria Annunciata, trasferita nel 1954 in via Manzoni, fu molto frequentata da Ammendola per diversi anni. Per compiere i primi passi nel campo dell'arte egli si servì di un salone del teatro Politeama che non poteva essere più adoperato come fumoir. Cominciò esponendo i pittori che conosceva e allestendo mostre d'Ottocento su proposta di qualche collezionista. Il primo ad esporre fu Gennaro Villani, seguirono Francesco Galante, con Eugenio Viti e alcune collettive di giovani artisti dell'Istituto d'Arte di Napoli. Nel 1954 Ammendola lasciò il teatro e diede vita alla Galleria Mediterranea. Alberto Chiancone ne disegnò il logo. Sita al numero 60 di Via Carlo de Cesare, la Galleria venne inaugurata dal Presidente della Repubblica Enrico de Nicola in occasione di una rassegna sull'Ottocento napoletano dove, tra le alte opere, furono esposte Giubbetto rosso di Mancini e Al sole di Migliaro.
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Caricature sul teatro Politeama: in basso a destra Nellino Ammendola |
Il fumoir del teatro Politeama, da sinistra: Nello Ammendola, l'antiquario Catalano, Errico Placido e seduto Umberto Pagano |
Inaugurazione della Mediterranea, da sinistra: il presidente della Repubblica Enrico De Nicola, Nello Ammendola ed il prof. Francesco Paolo Diodati |
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In quegli anni Ammendola, con la collaborazione del fratello Antonio, fondò l’El Prado antichità in Lacco Ameno d'Ischia, accanto al noto complesso alberghiero della Regina Isabella, creato da Angelo Rizzoli. Fu lo stesso Rizzoli, insieme all’architetto Tufaroli, a fornirgli lo spazio espositivo. |
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El Prado antichità | L'editore Angelo Rizzoli |
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La ricerca dell'antiquariato lo avvicinò al noto argentiere Rossi di Livorno che gli presentò Gino Belforte, il quale proprio in quegli anni stava lasciando la Bottega d'Arte.
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Charlie Chaplin | A. Ammendola e Sergio Leone | A. Ammendola e Lina Wertmuller |
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